Via Rasella

 

1) La banda Koch 

2) Il Comando Tedesco  

3) Via Rasella e la rappresaglia 

In questo quarto appuntamento salteremo la cronologia dei primi mesi della Roma occupata che  abbiamo finora seguito per arrivare a marzo/aprile ‘44, vedremo l’ultima base romana dove il 21  aprile venne spostata la banda Koch e poi via Rasella quando le formazioni gappiste del partito  comunista del CLN il 23 di quel mese compiono l’azione contro il battaglione SS-Polizeiregiment  “Bozen” facente parte della Orpo cioè la polizia ordinaria (le divise erano in verde scuro anziché grigio scuro ma molto simili tra loro). Ma più che dell’azione gappista avremo modo di discernere  sulla questione della tragica rappresaglia, una vicenda che ha generato sin da subito e che ancora  oggi mantiene vive accese polemiche.  

Nel mezzo tra questi due punti passeremo in via Vittorio Veneto dove aveva sede il Comando  Tedesco di Roma e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni.  

1) La banda Koch 

Nella prima tappa ci occuperemo di Pietro Koch e la sua banda che da dicembre ‘43 si affianca alla al corpo di polizia guidato da Kappler, direttamente in via Tasso per poi spostarsi in via Principe Amedeo n° 2 dove all’ultimo piano occupano la pensione Oltremare sita vicino alla Casa del Passeggero. La banda koch da la caccia spietata alla resistenza romana e ai nemici del regime infliggendovi duri colpi ed estorcendo informazioni con torture. Ma ebbe anche parte in causa nella rappresaglia delle cave ardeatine perché Kappler li informa che hanno tempo fino alle ore 13:00 del 24 marzo (giorno successivo ai fatti di via Rasella) per consegnare una lista di possibili condannati a morte. Per precauzione dopo la rappresaglia la base della banda venne spostata non lontano dal comando tedesco, precisamente alla signorile pensione Jaccarino in via Romagna n° 38 che oggi non esiste più e al suo posto vi è una targa memoriale sul nuovo edificio. 

2) Il Comando Tedesco 

A seguire ci addentreremo nel quartiere Ludovisi chiamato così perché venne distrutta la bellissima villa omonima per far posto ai palazzi della “Dolce Vita” felliniana. Ma prima ancora di quel fulgido viavai di grandi stelle del cinema e i mitici paparazzi, quei luoghi eleganti dovettero fare la stessa impressione anche ai tedeschi che vi stabilirono il loro comando romano. 

Era comunque prassi che durante i conflitti le attività ricettive come gli alberghi, i ristoranti o anche le scuole potessero essere requisite a scopi militari come ospedali o alloggi. L’itinerario che segue principalmente proprio in via Vittorio Veneto, scende verso piazza Barberini dove si incontra un imponente edificio che abbraccia la chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini. Il palazzo è una tipica ed imponente costruzione fascista, oggi sede del Ministero dello Sviluppo economico ma allora era il Ministero delle Corporazioni (sindacalismo fascista), venne costruito tra il 1930 ed il 1932 su progetto di uno dei più noti architetti del regime, Marcello Piacentini che lo progetta assieme a Giuseppe Vaccaro. Vedremo perché indirettamente anche questo edificio rientri nell’azione di via Rasella, complice la data del 23 marzo dove ricorreva la fondazione dei fasci di combattimento nati a Milano nel ‘19 con Mussolini.

La parte finale dell’uscita è dedicata appunto all’azione di via Rasella e alla successiva rappresaglia. Analizzeremo nel dettaglio la genesi e lo sviluppo di tutta la vicenda che già dal dopo guerra fino ai giorni nostri è stata ampiamente dibattuta e letteralmente combattuta con aspre polemiche fino a cercarne la completa delegittimazione. 

Per una comprensione corretta dei fatti soprattutto è importante ricordare che quanto successo in questa occasione non è assolutamente un caso unico ma uno dei tanti fatti dalla resistenza romana durante l’occupazione. In particolare l’azione di via Rasella è opera dei gappisti del PCI che tra tutti membri del CLN sono stati il gruppo sicuramente più attivo e per questo più ricordato. 

Va anche sottolineato che a Roma questo è il primo caso in cui i tedeschi decidono di rispondere con una rappresaglia, vedremo anche il motivo di questa scelta. 

Un doveroso ricordo va al dottor Attilio Ascarelli che possiamo definire un eroe all’interno di questa vicenda, dobbiamo a lui e alla sua equipe la riesumazione e assieme ai familiari delle vittime il riconoscimento di ognuna delle 335 salme di cui 12 ignote. Nel 2011 i carabinieri del RIS hanno fatto degli accertamenti sul dna delle salme anonime riuscendo a riconoscerne 2 e nel 2012 si riesce a riconoscerne una terza. Rimangono 9 salme anonime, 8 nomi ancora non associabili ed un ignoto totale. 

Finita della guerra venne bandito un concorso per la costruzione di un mausoleo in ricordo delle  vittime dell’eccidio nel luogo stesso in cui avvenne. Dalle due fasi del concorso uscirono vincitori  ex aequo due gruppi: quello formato dagli architetti Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli,  Mario Fiorentino e dallo scultore Francesco Coccia e quello formato dagli architetti Giuseppe  Perugini e Mirko Basaldella. Si decise quindi di fondere i due progetti in uno solo dedicando il  mausoleo ai martiri delle Fosse Ardeatine inaugurato il 24 marzo 1949.

Foto 1 – Via Rasella dopo l’azione gappista – vista con palazzo Barberini alle spalle

 

Foto 2 – Via Rasella oggi dallo stesso punto di vista

 

Foto 3 – Soldati tedeschi ed italiani tengono i primi uomini rastrellati nei dintorni

 

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