Eccidio Fosse Ardeatine 77° anniversario

Oggi 24 marzo ricordiamo i martiri delle Fosse Ardeatine

A seguito dell’attacco gappista in via Rasella del 23 marzo ’44 dove perirono 33 uomini del Polizeiregiment “Bozen”, reparto militare della Ordnungspolizei ovvero corpo di polizia per l’ordine pubblico, i tedeschi decisero di attuare una rappresaglia punitiva con il rapporto di 10 a 1.

Sebbene prima di quell’attacco ve ne erano stati molti altri da parte della resistenza romana, gli stessi tedeschi ne nascondevano le tracce e mantenendo un profilo quanto più basso possibile, per evitare che la popolazione già a loro ostile potesse trovare in questi atti di guerriglia urbana un incoraggiamento che alimentasse possibili rivolte cittadine.

Ma l’attacco di via Rasella rispetto agli altri con quella potente esplsione proprio nel centro di Roma era talmente plateale che non poteva essere più nascosto, era quindi necessario punire la città per l’onta subita.

E’ interessante evidenziareare la rapidissima reazione tedesca.
Dopo le dovute consutazioni la decisione della rappresaglia venne presa nel tardo pomeriggio del 23 marzo stesso, il colonnello Kappler e i suoi sottoposti compilarono una lista a cominciare dai carcerati condannati a mort, ma erano troppi pochi, non bastavano a colmare il numero di 330. Nella fretta della preparazione all’eccidio Kappler aggiunse erroneamente altre 5 persone portando il numero delle vittime a 335.
L’eccidio venne effettuato nella giornata del 24 marzo a delle cave di pozzolana abbandonate sulla via Ardeatina. Nelle grotte gli uomini a gruppetti di 5 venivano legati con le mani dietro le spalle e uccisi a freddo con un colpo alla nuca e si accasciavano sui corpi di quelli uccisi predecentemente. Un’operazione così efferata che risultò difficile anche per gli stessi soldati tedeschi.

La sera del 24 marzo la rappresaglia fatta nel massimo segreto si era conclusa. E’ importante ricordare che la fulminea e rabbiosa reazione aveva impossibilitato qualsiasi forma di mediazione, di ricerca dei colpevoli e tanto meno di un processo.
Solo una pura vendetta tenuta nascosta quanto più possibile, il fetore che proveniva dalle cave però insospettì delle personeche fecero l’orribile scoperta, i tedeschi allora andaro a gettare immondizia per meglio celare la malefatta ma oramai il dramma era stato scoperto.

Dopo la liberazione si procedette allo straziante riconoscimentodelle salme grazie all’imponente lavoro dell’equipe guidata dal professor Ascarelli.
Oggi su quelle cave è stato costruito un mausoleo celebrativo che appena possibile vi invitiamo a visitare.

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