Roma liberata 4 e 5 giugno 1944

Overlord. Questo è il nome in codice di una delle più grandi operazioni offensive della seconda guerra mondiale, lo sbarco in Normandia. Il tempo incerto ne ha rinviato il D-Day ma ora il 6 giugno si avvicina, il generale Clark lo sa e deve fare presto se vuole passare alla storia come il generale che ha liberato Roma. Farlo prima del D-Day dell’Operazione Overlord. E’ sua missione personale, la sua fissazione al punto che creerà scompiglio per la sua insubordinazione.

La campagna d’Italia nasce principalmente dalla volontà britannica, risalire l’Italia per arrivare in Germania da sud. Gli Stati Uniti di Roosvelt vogliono attaccare la Germania nazista più da vicino, dalla Normandia francese e con una spinta opposta a quella sovietica che avanza da est, anche per evitare che se avvenisse il tracollo tedesco i russi non siamo gli unici presenti. Per convincere gli sStati Uniti Churchill escogita l’Operazione Shingle, lo sbarco ad Anzio e Nettuno, un piano nato per essere rapido che divideva la Wehrmacht su due fronti per sfiancarla. Come sappiano le cose andranno molto diversamente, influenzate dal rapporto tutt’altro che idilliaco tra alleati, dalla difficile morfologia del territorio italiano, dalle condizioni meteo avverse, (Shingle parte a fine gennaio) e non ultima dalla Wehrmacht stessa. L’esercito tedesco era ben armato, ben equipaggiato, ben organizzato e ben comandato. Un nemico temibile che sa sfruttare al massimo il territorio italiano col minimo sforzo come dimostra la resistenza sulla Linea Gustav o il controllo della testa di ponte ad Anzio che veniva controllata dalle alture dei Colli Albani.

Diversi tentativi infruttuosi e controffensive tedesche, l’11 maggio gli alleati con l’Operazione Diadem scatenano un potente attacco a colpi di artiglieria, è l’inizio dell’ultima battaglia, una settimana dopo la Linea Gustav cede, si apre finalmente il varco per Roma. Ma c’è anche il fronte di Anzio e Nettuno che deve essere superato. Il 23 maggio è il D-Day dell’Operazione Buffalo, Clark trionfante per la vittoria a Cassino, arriva al fronte anziate per seguire l’operazione. E’ il 26 maggio quando dopo un’accanita difesa le truppe tedesche sono costrette a cedere e lasciare il fronte della testa di ponte agli alleati.

Dopo Cassino, ora anche da Anzio i soldati della Wehrmacht , convinti fino all’ultimo della loro superiorità, stremati, si vedono costretti ed affranti a ripiegare verso nord in direzione Roma e oltre passando per la via consolare Casilina. Il generale britannico Alexander comandante in capo delle forze alleate impegnate in Italia, vuole catturare la X armata tedesca, escogita un piano di accerchiamento con la tattica del “pistone” con il quale praticamente chiudere i tedeschi tra due fuochi, uno che sbarra la strada e l’altro che spinge contro non lasciando alcuna via di fuga.

Originariamente per il giorno dell’entrata a Roma, quando sarebbe successo, non aveva programmato da nessun documento per chi tra gli alleati sarebbe entrato per primo, piuttosto era semplicemente pensabile un’entrata comune. Ma per l’ambizione del generale americano Mark Clark, Roma era tutto, era il suo lasciapassare per entrare epicamente nella storia.

Va detto che Roma da un punto di vista militare non aveva alcuna valenza strategica ma Roma è una delle città più conosciute nel mondo per la sua storia millenaria, i monumenti e la presenza del papa. Queste si che aveva importanza agli occhi del mondo, una cassa di risonanza gigantesca per gli alleati e per il morale delle truppe che avrebbero preso possesso della prima capitale europea liberata dal nazifascismo.

Pensando allora a quello che rappresentava Roma in quel momento, in un certo qual modo l’ambizione della conquista del generale americano Mark Clark appare comprensibile, oltretutto lui non era poi così convinto del piano progettato da Alexander.

Ecco che durante la ritirata tedesca accade il colpo di scena, il generale Clark votato alla conquista di Roma decide che è il momento di fare di testa sua, l’Operazione Buffalo che prevedeva l’invio di tutte le forze della V armata verso Valmontone per catturare le divisioni tedesche in ritirata. Clark tranne una sola divisione, fa deviare tutta l’armata verso Velletri, la sua insubordinazione getta disappunto tra i suoi ufficiali sottoposti, in particolare il generale Truscott che comunque non può far nulla. Sfuma così la cattura delle truppe tedesche.

Intanto a Roma da giorni erano arrivate le notizie del cedimento dei fronti, con un patto tra Vaticano e tedeschi la città venne lasciata dalle truppe senza distruggere nulla e senza opporre resistenza. Radio Londra il 3 giugno alle ore 23:15 trasmette la parola “Elefante”, la parola in codice che tanto apsettava la resistenza romana, ovvero che gli alleati stanno per liberare la capitale d’Italia.

Intanto fino al 4 giugno incessanti carovane di soldati e mezzi tedeschi si avviano verso nord. Anche i fascisti più in vista stavano già lasciando la città. In pratica un cambio della guardia.

La sera del 4 giugno arrivano le prime avanguardie americane in una città deserta, a piazzale Tiburtino arriva una jeep (General Purpose Vehicle)e si ferma, lentamente le persone diffidenti si avvicinano cercando di scambiare qualche parola, lo yes americano è un distorto “jea” che sembra uno “ja” tedesco. Non si capisce chi sono. Poi uno di loro tira fuori dal taschino un pacchetto di sigarette, sono le Camel, la loro vista era come issare la bandiera americana ed è subito festa! E così per tutta la notte. Il 5 arriva il grosso delle truppe e arriva Clark che aveva fatto in tempo a farsi una foto sulla via Casilina sotto il cartello “ROMA”, quel cartello oggi è accanto alla sua tomba. Mentre la V armata scorrazza per la città in festa, Clark va al Campidoglio che trova chiuso, qui una volta arrivati gli addetti stampa tiene una conferenza senza citare gli alleati britannici. Clark era riuscito nel suo intento, arrivare a Roma prima che “Ike” ovvero il generale Eisenhower mettesse piede in Normandia.

E i romani? I romani soprattutto volevano uscire dalla guerra, per loro che non volevano mischiarsi più con nessuno, l’attesa degli americani che avevano invocato fin dall’inizio era stata fin troppo lunga e il ringraziamento poi è rimasto molto discreto.
Non tutti i romani erano contenti dei liberatori in città, non erano forse quelli che avevano bombardato il quartiere di San Lorenzo? Persone che non comprendevano i festeggiamenti che auspicavano si la fine della guerra ma magari con il ritorno del re piuttosto che degli alleati.

Roma finalmente esce dalla guerra, con la popolazione affamata e consumata, manca tutto, inizia però una nuova era, quella di un seppur lento ritorno alla normalità sotto che sarà sotto il controllo alleato fino alla fine del 1945.

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