Operazione Shingle – Lo sbarco di Anzio e Nettuno

Premessa

Voluto fortemente da Churchill e molto meno da Roosevelt questo sbarco doveva essere veloce e risolutivo, costringendo così i tedeschi a ritirarsi ancora più a nord e liberare nuove aree del territorio italiano. L’operazione contemplava anche la presa di Roma, un obiettivo sicuramente ma più che militare era di sostanza propagandistica, comunque utile alla guerra, sarebbe stata la prima capitale europea ad essere liberata.. Ma come dice la famosa frase di Churchill: “I had hoped that we were hurling a wildcat onto the shore, but all we got was a stranded whale” (Speravo che avremmo lanciato un gatto selvaggio sulla spiaggia, ma  tutto quello che ottenemmo fu una balena arenata), ovvero una complicata situazione di stallo che portò con se ritardi conseguenze disastrose.

La Campagna d’Italia era iniziata il 9 luglio del 1943 quando con l’Operazione Husky avvenne il primo sbarco in Sicilia sull’isola di Pantelleria, a questo primo sbarco ne seguì un altro più imponente il 9 settembre, quello di Salerno conosciuto come Operazione Avalanche. I soldati alleati quando ancora in navigazione per raggiungere le coste erano ignari che era stato firmato l’armistizio con l’Italia, ma nel pomeriggio dell’8 settembre alle ore 17:30 (18:30 ora italiana) il generale Dwight Eisenhower lesse il proclama ai microfoni di Radio Algeri e alla notizia i soldati gioirono pensando che a Salerno sarebbero stati accolti a festa.

Nei fatti lo sbarco non era stato difficile, nei giorni successivi le truppe della Wehrmacht vennero fatte indietreggiare con facilità, generando un certo ottimismo tra gli alleati. Ma che sarebbe svanito presto, infatti i tedeschi si ripresentarono con una potente controffensiva che respinse quasi a mare le truppe alleate, ricordando agli inglesi in particolare il drammatico episodio di Dunkerque che gli generò una certa apprensione.
Al contrattacco tedesco ne succedette uno alleato più potente ancora dove al posto dell’artiglieria di terra si fece ausilio delle navi da guerra in prossimità della costa, che con i loro cannoni protessero l’attacco terrestre. L’insieme di queste forze fece arretrare il fronte tedesco aprendo la strada per Napoli.

E’ sulla base di questa esperienza che si profila la linea prudenziale nella progettazione dello sbarco ad Anzio e Nettuno, infatti venne considerato assolutamente necessario che nelle retrovie le riserve fossero già presenti prima di qualsiasi azione. In altre parole non ci dovevano essere vuoti tra le prime file e le restanti.Il nuovo sbarco doveva avvenire a nord della Linea Gustav che era in quel momento il confine tra il Regno del Sud e l’Italia della Repubblica Sociale, i tedeschi erano sicuri che prima o poi sarebbe successo ma non sapevano dove. Ipotizzavano Civitavecchia.Con l’Operazione Shingle si apre una nuovo fronte che aggiungendosi a quello della Linea Gustav sarebbe servito a spartire l’armata tedesca cercando di depotenziarne l’efficacia offensiva.

“tua zia è malata e sta per morire”

Il 21 gennaio del 1944 dal porto di Napoli oramai in mano alleata parte la flotta, intando Radio Londra trasmette un importante messaggio in codice per la resistenza che dice: “tua zia è malata e sta per morire”, è il segnale atteso, il D-Day per lo sbarco a Nettunia è imminente! Alla mezzanotte le navi colme di soldati e mezzi gettano l’ancora di fronte la costa di Nettunia nome dato alle città di Anzio e Nettuno quando vennero accorpate in una sola sotto il regime.

All’ora “H” i mezzi da sbarco cominciano a fare da spola tra le navi e il bagnasciuga, tutto procede velocemente e senza intoppi perché non c’è nessun tedesco ad accogliere i nemici. Sembra un miracolo inatteso. Addirittura nel giorno successivo una jeep in ricognizione riesce ad arrivare a Roma e tornare indietro indisturbata, conoscendo poi lo svolgimento dello sbarco questo episodio ha del paradossale, purtroppo anche contrariamente alle speranze della popolazione romana (e non solo la popolazione) che già da settembre invocavano l’arrivo degli americani, Roma rimarrà proibita agli alleati ancora per molti mesi.

Si è discusso molto sul primo comandante della testa di ponte, si tratta del generale John Porter Lucas, caratterizzato da occhialini tondi e quell’immancabile pipa di mais. E’ un ufficiale molto prudente e misurato, ma a causa di ciò viene ritenuto da molti come il responsabile di quella immobilità iniziale rivelatasi fatale per le truppe, che furono costrette ad una tediosa difesa sotto i potenti attacco tedeschi.
Come accennato precedentemente l’esperienza di Salerno diede un’impronta importante alla progettazione dell’Operazione Shingle, sia Lucas che il comandante in capo della Va Armata, il generale Mark Clark erano rimasti scottati dal violento contrattacco tedesco che li aveva ributtati quasi in mare quando ancora la testa di ponte non era stata consolidata. Nessuno dei due voleva incorrere nel medesimo errore e fin dall’inizio la linea prudenziale detto i canoni dell’operazione.Su Lucas comunque gravava un’enorme responsabilità, ricevute le istruzioni da Clark i suoi dubbi in merito erano più che leciti perché da essi non si evinceva se avesse dovuto avanzare subito verso Roma o aspettare e consolidare la linea? Come funzionavano i rifornimenti?La sua indole misurata e pessimista non giocava a favore però va detto che già in partenza vi erano elementi importanti privi di una chiarezza totale.Però la scelta dell’attendere che tutti i rinforzi fossero operativi si rivelerà fatale, infatti la linea estremamente prudenziale sarà la condanna di Lucas perché l’attesa imposta non farà altro che aiutare i tedeschi a rafforzare il nuovo fronte con l’arrivo di truppe e artiglieria. Se Lucas si fosse mosso prima non è certo che sarebbe passato velocemente ma sicuramente avrebbe trovato un’opposizione molto meno forte.

A complicare lo sbarco e combattimenti ci si mettono tra loro combinati altri due nemici temibili, il freddo ed il terreno pontino che con le abbondanti piogge diviene paludoso. Si capisce subito che si giorno è impossibile spostarsi sulle strade, il polverone attira cecchini ed artiglieria e qualsiasi mezzo o persona si muova, diviene subito un obiettivo da centrare, così la guerra si sposta soprattutto di notte complicando ulteriormente la situazione.

Le artiglierie pesanti per gli alleati sono rappresentate dalle grosse navi della marina ancorate a largo, mentre i tedeschi sfruttavano gli osservato posti sui Colli Albani che come scacchisti davano istruzione alla loro artiglieria.

Il piano alleato era quello di risalire per la via Anziate (oggi è la Nettunense) cercando di conquistare Aprilia, Campoleone, Cisterna di Littoria e arrivare ai Colli Albani. Dalle alture laziali aprirsi poi la strada verso Roma. Come già detto condizioni meteo e terreno oltre che la mancanza di veri e propri ripari o alture, complicavano l’avanzata, nel frattempo le truppe tedesche oramai organizzate non senza sacrificio riuscirono a resistere efficientemente contro la forza d’urto alleata che riesce a fendere la linea del fronte con il cosiddetto“pollice”, ovvero il saliente che si era incuneato nelle linee nemiche.

La resistenza tedesca mette a dura prova l’avanzata alleata, sia per le truppe inglesi che quelle statunitensi, in particolare va ricordato l’annientamento dei Rangers, soldati scelti che poco avevano da condividere con le truppe regolari in quanto ad addestramento e determinazione.

Nella lor azione di attacco vennero accerchiati dai carri armati tedeschi e quelli che non erano morti prima, vennero presi prigionieri. Questo accadeva a cavallo tra gennaio e febbraio.

Il 28 gennaio si uniscono alla truppe tedesche quella del battaglione italiano Barbarigo della X Mas e resteranno a combattere assieme fino a maggio con la presa di Cisterna, dopo il Barbarigo ripiegherà a Roma per poi andare in nord Italia. Il battaglione italiano dovette conquistare prima la fiducia dei tedeschi che non credevano più molto negli italiani ma come sappiamo l’armistizio produsse proprio una caotica divisione a livello nazionale.Con l’Operazione Fishfang i tedeschi mettono in atto una grande controffensiva, Hitler è chiaro come a Dunkerque gli alleati vanno ricacciati in mare.
E’ il 16 febbraio, il giorno dopo che venne bombardata e distrutta l’abbazia di Montecassino, che inizia la massiccia offensiva tedesca, i durissimi combattimenti dureranno 6 giorni con la vittoria alleata, le perdite tra morti, feriti, dispersi e prigionieri, ammontano a 5389 tra i tedeschi e 3496 tra gli alleati. E più in generale I due schieramenti avevano perso altri 36.000 soldati impegnati in quelle battaglie furono dichiarati inabili al servizio per problemi psicologici. Dei 210.000 militari impiegati (110.000 tedeschi e 100.000 alleati), quasi 50.000 conclusero la loro attività militare qui ad Aprilia. Non ostante la vittoria il Generale Lucas fu rimosso dal Comando e sostituito dal Generale Truscott e fino a fine aprile si rimarrà sostanzialmente in una situazione di stallo.

Anche sulla Linea Gustav l’assedio alleato procedeva a rilento, tutti i fronti sembravano inespugnabili. Maggio però è il mese risolutore, vengono lanciate due operazioni che porteranno a Roma.Il 17 maggio è il giorno in cui si conclude l’Operazione Diadem quando le truppe polacche del generale Sanders riescono a conquistare il sito dell’abbazia di Montecassino, la Linea Gustav finalmente viene sfondata e da sud la strada per Roma è aperta. I tedeschi sono costretti a ritirarsi per 16 km e diminuisce anche la pressione sul fronte di Anzio.Il 23 Maggio scatta l’Operazione Buffalo per aprire alle truppe la strada dal fronte di Anzio verso Roma con un diversivo. Venne fatto credere ai tedeschi con carri armati gonfiabili e sagome che si stavano ammassando forze per un nuovo grande attacco ad Aprilia in modo da fargli concentrare le forze su di essa. Quando invece gli alleati sarebbero passati da Cisterna. Il tranello funzionò e i tedeschi furono costretti a tornare celermente verso Cisterna per non perderla, la città che nel mentre venne pesantemente bombardata, divenne un cumulo di macerie che come a Montecassino ed Ortona si trasformarono in formidabili ripari e ancora una volta i tedeschi attuarono una resistenza eccezionale, ma la superiorità numerica anglo-americana alla fine prevalse, portando alla conquista definitiva della città dopo due giorni di combattimenti.

Ora il piano di Alexander comandante in capo delle forze alleate voleva catturare le divisioni tedesche in ritirata, diede il compito al generale Clark della Va Armata. L’inseguimento procedette fino a Valmontone quando Clark fissato da tempo con l’idea di conquistare Roma prima di tutti e a conoscenza che pochi giorni dopo sarebbe iniziato lo sbarco In Normandia, smette di inseguire i tedeschi e svolta verso la città eterna. La sua rischiosa insubordinazione per fortuna non produsse strascichi se non la possibilità di catturare i tedeschi in fuga. Il generale Mark Clark però con la suacocciutaggine come voleva era riuscito a rimanere nella storia.

Va detto che Roma era un obiettivo più propagandistico che di valore militare e che senza lo sfondamento della Linea Gustav e il superamento del fronte di Anzio e Nettuno non sarebbe mai stato possibile, semmai forse la conquista poteva avvenire prima, ma questo non lo sapremo mai.
Va inoltre detto che la battaglia di Anzio e Nettuno fu sanguinosissima, e la linea del fronte assomigliava alla trincea della prima guerra mondiale dove ti potevi vedere e salutare con il nemico e non erano anormali visite per scambio di alimenti e sigarette tra le due fazioni. Comunque, pioggia freddo e stalli insieme ai bombardamenti di artiglieria che arrivavano anche ai campi base ed ospedali avrebbero reso difficile la vita a chiunque. Infatti oltre ai feriti e i dispersi molti soldati rimasero sotto shock ma c’erano anche soldati delle truppe speciali come gli FSSF (First Special Service Force), soldati misti tra canadesi e statunitensi pronti a tutto e capaci di azioni arditi tanto che vennero ribattezzati dai tedeschi i Diavoli Neri.

Peter Tompkins la spia dell’O.S.S. a Roma

Il giorno prima dello sbarco arriva a Roma un americano che in incognito avrà una funzione molto importante, si tratta di Peter Tompkins che per conto dell’O.S.S. il servizio segreto militare statunitense, costruirà a Roma una rete di spionaggio per controllare i movimenti tedeschi, facendo trasmettere ogni giorno messaggi al comando dello sbarco con le preziose informazioni.
La radio battezzata “Radio Vittoria” doveva essere frequentemente spostata per non essere individuata dai tedeschi e il suo custode è un giovane ufficiale italiano, Maurizio Giglio, nome in codice “Cervo. Giglio fa parte della polizia della Repubblia Sociale ma in realtà è appartenente alla resistenza militare clandestina, il suo ruolo ufficiale gli permette una certa libertà d’azione che sfrutta come copertura e in poco tempo diviene uno dei fidatissimi di Tompkins.
Purtroppo però per una delazione Giglio viene catturato il 17 marzo, portato a via Tasso come tanti viene sottoposto a terribili torture ma lui non parla. La tomba 150 nel Mausoleo delle Fosse Ardeatine custodisce i suoi resti perché anche lui era uno dei 335.

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