23 Settembre ’43- Il sacrificio di Salvo D’Acquisto



Siamo a ridosso dell’8 settembre, un’ondata di violenza da parte dei tedeschi colpisce l’Italia, i carabinieri reali oltre che militari hanno che allora come oggi funzioni di ordine pubblico e nell’incertezza della situazione, continuano a presidiare il territorio nazionale e preservare la popolazione. Cadono a migliaia in manto tedesca, per essere poi trasferiti nei campi di lavoro, altri li combattono sacrifcandosi. Mentre seimila carabinieri si riuniscono sotto il generale Filippo Caruso formando il Fronte Resistenziale dei Carabinieri.

A causa delle funzioni di ordine pubblico i carabinieri devono anche collaborare con le forse occupanti, loro che sono un’arma regia si trovano anche di fronte ad una questione politico/ideologica.

Cercheranno di aiutare la popolazioni evitando anche rastrellamenti e fornendo informazioni false, nel Regno del Sud vengono prontamente reintegrati in prearti operativi, parteipando anche ai combatitmenti.
Nell’Italia sotto il dominio nazifascista invece vengono aboliti ed integrati nella GNR (Guardia Nazionale Repubblicana).


La vicenda di Salvo D’Acquisto

Il 22 settembre un reparto di paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division arriva nei pressi della torre di Palidoro, nelle loro ispezioni entrano un una piccola stazione della Guardia di Finanza, nei controlli in alcune casse accidentalmente (come pare sia estremamente probabile) esplodono degli ordigni sequestrati ai pescatori di frodo. I tedeschi infuriati vanno alla stazione dei Carabinieri dove è presente Salvo D’Acquisto, al quale chiedono la consegna dei colpevoli dell’attentato che ovviamente non c’è stato e che se non verranno fuori, agiranno con una rappresaglia.
Il giorno successivo vengono presi ventitue uomini e portati alla torre di Palidoro, con loro c’è anche Salvo D’Acquisto che cerca invano di convincere i tedeschi, che nessuno di loro poteva essere stato e che si era trattato di un incidente. I tedeschi sono irreprensibili, non accettano altro se non quanto da loro espresso. Ma c’è un motivo più generale. L’armistizio ha generato una forte situazione confusionale anche sulla popolazione, lo scopo – anche se brutale – delle rappresaglie è quello di calmierarla e di evitare che si possano formare sacche di resistenza.

Salvo D’Acuisto vista la situazione inamovibile decide per l’estremo sacrificio, presentandosi al comandante tedesco con una cofessione che entrambi sapevano fosse falsa. Ma al comandate sta bene, i ventidue civili vengono liberati e Salvo D’acquisto fucilato sul posto.

Per il suo eroico gesto, gli è stata insignita la Medaglia d’oro al valor militare

«Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.»
— Torre di Palidoro (Roma)
— 23 settembre 1943 (conferita dal Luogotenente Generale del Regno, con Decreto “Motu Proprio” del 25 febbraio 1945)

Vogliamo ricordare il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto come emblema per tutti quei carabinieri che si sacrificarono per la Patria durante il periodo bellico e vogliamo ricordarlo nella sua purezza, al di la di quelle strumentalizzazioni politiche che hanno tentato di oscurarla.

Eccidio Fosse Ardeatine 77° anniversario

Oggi 24 marzo ricordiamo i martiri delle Fosse Ardeatine

A seguito dell’attacco gappista in via Rasella del 23 marzo ’44 dove perirono 33 uomini del Polizeiregiment “Bozen”, reparto militare della Ordnungspolizei ovvero corpo di polizia per l’ordine pubblico, i tedeschi decisero di attuare una rappresaglia punitiva con il rapporto di 10 a 1.

Sebbene prima di quell’attacco ve ne erano stati molti altri da parte della resistenza romana, gli stessi tedeschi ne nascondevano le tracce e mantenendo un profilo quanto più basso possibile, per evitare che la popolazione già a loro ostile potesse trovare in questi atti di guerriglia urbana un incoraggiamento che alimentasse possibili rivolte cittadine.

Ma l’attacco di via Rasella rispetto agli altri con quella potente esplsione proprio nel centro di Roma era talmente plateale che non poteva essere più nascosto, era quindi necessario punire la città per l’onta subita.

E’ interessante evidenziareare la rapidissima reazione tedesca.
Dopo le dovute consutazioni la decisione della rappresaglia venne presa nel tardo pomeriggio del 23 marzo stesso, il colonnello Kappler e i suoi sottoposti compilarono una lista a cominciare dai carcerati condannati a mort, ma erano troppi pochi, non bastavano a colmare il numero di 330. Nella fretta della preparazione all’eccidio Kappler aggiunse erroneamente altre 5 persone portando il numero delle vittime a 335.
L’eccidio venne effettuato nella giornata del 24 marzo a delle cave di pozzolana abbandonate sulla via Ardeatina. Nelle grotte gli uomini a gruppetti di 5 venivano legati con le mani dietro le spalle e uccisi a freddo con un colpo alla nuca e si accasciavano sui corpi di quelli uccisi predecentemente. Un’operazione così efferata che risultò difficile anche per gli stessi soldati tedeschi.

La sera del 24 marzo la rappresaglia fatta nel massimo segreto si era conclusa. E’ importante ricordare che la fulminea e rabbiosa reazione aveva impossibilitato qualsiasi forma di mediazione, di ricerca dei colpevoli e tanto meno di un processo.
Solo una pura vendetta tenuta nascosta quanto più possibile, il fetore che proveniva dalle cave però insospettì delle personeche fecero l’orribile scoperta, i tedeschi allora andaro a gettare immondizia per meglio celare la malefatta ma oramai il dramma era stato scoperto.

Dopo la liberazione si procedette allo straziante riconoscimentodelle salme grazie all’imponente lavoro dell’equipe guidata dal professor Ascarelli.
Oggi su quelle cave è stato costruito un mausoleo celebrativo che appena possibile vi invitiamo a visitare.

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