Siamo a ridosso dell’8 settembre, un’ondata di violenza da parte dei tedeschi colpisce l’Italia, i carabinieri reali oltre che militari hanno che allora come oggi funzioni di ordine pubblico e nell’incertezza della situazione, continuano a presidiare il territorio nazionale e preservare la popolazione. Cadono a migliaia in manto tedesca, per essere poi trasferiti nei campi di lavoro, altri li combattono sacrifcandosi. Mentre seimila carabinieri si riuniscono sotto il generale Filippo Caruso formando il Fronte Resistenziale dei Carabinieri.
A causa delle funzioni di ordine pubblico i carabinieri devono anche collaborare con le forse occupanti, loro che sono un’arma regia si trovano anche di fronte ad una questione politico/ideologica.
Cercheranno di aiutare la popolazioni evitando anche rastrellamenti e fornendo informazioni false, nel Regno del Sud vengono prontamente reintegrati in prearti operativi, parteipando anche ai combatitmenti.
Nell’Italia sotto il dominio nazifascista invece vengono aboliti ed integrati nella GNR (Guardia Nazionale Repubblicana).
La vicenda di Salvo D’Acquisto
Il 22 settembre un reparto di paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division arriva nei pressi della torre di Palidoro, nelle loro ispezioni entrano un una piccola stazione della Guardia di Finanza, nei controlli in alcune casse accidentalmente (come pare sia estremamente probabile) esplodono degli ordigni sequestrati ai pescatori di frodo. I tedeschi infuriati vanno alla stazione dei Carabinieri dove è presente Salvo D’Acquisto, al quale chiedono la consegna dei colpevoli dell’attentato che ovviamente non c’è stato e che se non verranno fuori, agiranno con una rappresaglia.
Il giorno successivo vengono presi ventitue uomini e portati alla torre di Palidoro, con loro c’è anche Salvo D’Acquisto che cerca invano di convincere i tedeschi, che nessuno di loro poteva essere stato e che si era trattato di un incidente. I tedeschi sono irreprensibili, non accettano altro se non quanto da loro espresso. Ma c’è un motivo più generale. L’armistizio ha generato una forte situazione confusionale anche sulla popolazione, lo scopo – anche se brutale – delle rappresaglie è quello di calmierarla e di evitare che si possano formare sacche di resistenza.
Salvo D’Acuisto vista la situazione inamovibile decide per l’estremo sacrificio, presentandosi al comandante tedesco con una cofessione che entrambi sapevano fosse falsa. Ma al comandate sta bene, i ventidue civili vengono liberati e Salvo D’acquisto fucilato sul posto.
Per il suo eroico gesto, gli è stata insignita la Medaglia d’oro al valor militare
«Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.»
— Torre di Palidoro (Roma)
— 23 settembre 1943 (conferita dal Luogotenente Generale del Regno, con Decreto “Motu Proprio” del 25 febbraio 1945)
Vogliamo ricordare il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto come emblema per tutti quei carabinieri che si sacrificarono per la Patria durante il periodo bellico e vogliamo ricordarlo nella sua purezza, al di la di quelle strumentalizzazioni politiche che hanno tentato di oscurarla.