25 aprile 2024

79° anniversario

Il 25 aprile 1945 è una data storica chiamata “Il Giorno dell’Elba” giorno in cui le truppe statunitensi e quelle sovietiche, dopo che avevano sconfitto le ultime resistenze tedesche, si incontrano sul fiume Elba nei pressi di Torgau in Sassonia. L’incontro tra le due superpotenze è il preambolo degli ultimi scontri prima dell’armistizio finale.

Intanto il 28 aprile Mussolini viene fucilato a Giulino di Mezzegra nei pressi di Como.

Il 30 aprile a Berlino Hitler si suicida dentro il suo bunker e nella sera le truppe sovietiche occupano il palazzo del Reichstag.

Finalmente il 7 maggio a Reims in Francia i tedeschi firmano la resa con le truppe angloamericane e per volere di Stalin firmano una seconda resa il giorno dopo.

Ufficialmente l’8 maggio 1945 diviene il “Victory in Europe Day” ovvero il giorno della vittoria in Europa. La guerra sul fronte occidentale è finita.

E in Italia?

Come sappiamo tra il 4 ed il 5 giugno 1944 le truppe USA arrivano a Roma che sarà la prima capitale europea ad essere gestita dagli angloamericani.

Lentamente il fronte risale la penisola dove il conflitto continua fino al 25 aprile quando oramai le truppe alleate sono alle porte di Milano, il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) proclama l’insurrezione generale imponendo la resa alle truppe nazifasciste. Come un domino l’insurrezione si espande nelle zone ancora occupate dell’Italia settentrionale fino al 1° di maggio, ma è al 2 maggio che tutti i combattimenti cessarono completamente, come regolamentato dalla resa di Caserta, dove Germania e Repubblica Sociale Italiana firmarono la resa incondizionata il 29 aprile.

Il 22 aprile 1946 con il Decreto Legislativo Luogotenenziale 22 aprile 1946, n. 185 a firma del principe Umberto di Savoia, viene istituita la nuova celebrazione che riportiamo come recita l’Art. 1

“A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 e’ dichiarato festa nazionale.”

Il colonnello Giuseppe Montezemolo

“guerra al tedesco et tenuta ordine pubblico”

Il comandante della polizia tedesca sulla piazza di Roma, il colonnello Kappler non crede nella pericolosità della resistenza romana, piuttosto le sue attenzioni sono rivolte alla resistenza militare che deve essere neutralizzata il prima possibile. In cima alla lista dei ricercati c’è il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.

Il colonnello Montezemolo è un ufficiale brillante e capace, lontano dall’ideologia fascista che con l’8 settembre si è trovato di fronte ad un nuovo ed importante destino, recatosi al Ministero della Guerra, viene incaricato dal generale Calvi di Bergolo di dirigere l’Ufficio affari civili di Roma. 15 giorni dopo si da alla macchia e si attiva sotto il falso nome di: ingegner Giacomo Cateratto, organizza il primo nucleo di resistenza militare a Roma. Ne diviene il capo e fa da ponte di riferimento con il Comando Alleato e con il con il governo Badoglio dal quale dipende e da cui riceve ordini per: “organizzare segretamente la forza per assumere al momento opportuno l’ordine pubblico in Roma a favore del governo di Sua Maestà il Re”.

Colonnello Giuseppe Montezemolo

Avvia una collaborazione con il CLN, in particolare con l’ala sinistra che è la più attiva e meglio armata, a detta di alcuni storici questo è un modo per controllarne l’azione affinché il governo torni così come era stato lasciato nelle mani della famiglia regnante.

L’attività del Fronte Militare Clandestino viene strutturata da Montezemolo per evitare rappresaglie da parte nazista sui civili, banditi i combattimenti diretti, si sviluppa più un lavoro di intelligence, di di ordine pubblico e di fornitura armi ed esplosivi al CLN.

Con le persecuzioni naziste contro gli ebrei nella capitale, Montezemolo fornisce documenti falsi s molti di quegli ebrei sfuggiti al sabato nero romano, per farli scappare dalla città.

Montezemolo ha una fisionomia che non lo aiuta, infatti è un uomo molto alto ed asciutto con orecchie grandi, caratteristiche che lo rendono facilmente riconoscibile. Vive in clandestinità, cambiando spesso il luogo di rifugio, perché sa che i tedeschi sono sulle sue tracce e hanno messo una taglia su di lui. Anche Ha contatti solo con pochi fidatissimi uomini e vive separato dalla famiglia, incontrando in incognito per qualche breve passeggiata esclusivamente la moglie.

25 gennaio l’arresto

Esistono diverse ipotesi sul suo arresto, l’ultima riguarda la recente scoperta di un carteggio tra l’avvocato Tullio Mango e il suo assistito Herbert Kappler, in cui Enzo Selvaggi, un esponente della resistenza monarchica, arrestato, viene interrogato dalle SS per quattro ore, stremato rivela che il giorno successivo Montezemolo sarebbe andato a pranzo a casa di un amico dove ci sarà una riunione.

I tedeschi si appostano in attesa vicino al portone di Via Pietro Tacchini, 7, zona Parioli. All’uscita dal portone, Montezemolo, assieme al diplomatico Filippo De Grenet, sorpresi dalla vista dei tedeschi, vengono catturati e portati all’Aussenkommando di Via Tasso, dove vengono sottoposti ad indicibili torture ma i due ufficiali resistono coraggiosamente. Dopo due mesi di calvari finiscono trucidati, alle Fosse Ardeatine


In Via Giovanni Battista Vico dove c’era l’abitazione di Montezemolo è stata posta una targa in sua memoria.

Roma dopo l’8 settembre ’43: la nascita della resistenza e l’occupazione tedesca della città.

Premessa

L’8 settembre è una data fatidica per l’Italia e per lo scenario bellico europeo, Roma è nel caos, le armate tedesche occupano l’Urbe rapidamente e il susseguirsi degli eventi nei nove mesi ci restituisce una visione drammatica ed intensa della quotidianetà. Come controparte all’occupazione si innescano e conclamano diversi fenomeni resistenziali: la resistenza armata e il lavoro di intelligence di quella militare sono le forme attive della guerriglia urbana. La popolazione stanca della guerra, invoca l’arrivo delle truppe americane ma spesso mette la propria vita a rischio, attuando una resistenza passiva che come può, aiuta, nasconde e sopratutto resta in silenzio. Anche il Vaticano apre le porte dei conventi e delle chiese a chi ne abbisogna, zone extraterritoriali che in lacuni casi vengono violate.
Prima della nascita della resistenza romana, vanno certamente segnalate le quattro giornate di Napoli, episodio importante con un sapore risorgimentale e – diversamente da Roma – spontaneo.
I tedeschi partendo dai territori occupati più a sud vogliono raccogliere forzatamente persone per mano d’opera da portare più a nord o direttamente in Germania. I brutali rastrellamenti della Wehrmacht non fecero altro che innescare una forte tensione, la popolazione e i militari italiani, esausti per questi comportamenti estremi, si ribellano con veemenza. In pochi scacciano gli occupanti dalla città partenopea.


Il CLN e la nascita della resistenza romana

Il 9 pomeriggio in un appartamento di via Adda disabitato, appartenente all’editore Einaudi si riuniscono segretamente i rappresentanti dei principali partiti politici che erano stati ricostituiti dopo la caduta del fascismo. Presenti: Ivanoe Bonomi (Partito Democratico del Lavoro, Presidente), Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana) Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola (Partito Comunista Italiano), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (Partito Socialista Italiano), Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea (Partito d’Azione), Meuccio Ruini (Partito Democratico del Lavoro), Alessandro Casati (Partito Liberale Italiano). Alle ore 14:30 firmano la seguente mozione:

«Nel momento in cui il nazismo tenta di restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di liberazione nazionale, per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni».

Nasce così il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), organizzazione politica e militare costituita da tutti i partiti dell’arco costituzionale soppressi precedentemente dal fascismo. Il CLN è il primo esempio di resitenza organizzata a cui ne faranno seguito altri nell’Italia del centro nord.
Ma a Roma non è l’unico blocco che vuole combattere l’occupante, anche i militari e i carabinieri si organizzano con una propria resistenza ma legata alle direttive di Badoglio e del re, adotta un comportamento attendista ma anche di intelligence.
Vi sono anche focolai resistenziali indipendenti dal CLN, come la brigata partigiana di Bandiera Rossa affiliata al MCd’I (Movimento Comunista d’Italia), che in origine tenta un avvicinamento con il PCI tramite Antonello Trombadori, ma che si risolve con un nulla di fatto per divergenze politiche.

Dopo Roma, la resistenza prende piede nel centro nord ovvero nella Repubblica di Salò, ramificandosi nelle città e nei territori. A Milano il 7 febbraio 1944 nasce il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), raccogliendo i partiti che avevano già costituito una prima cellula resistenziale. E’ il CLN romano che autorizza la sua costituzione e investe il CLNAI con la carica di “governo straordinario del Nord”, in rappresentanza del governo italiano. Il CLNAI nato come espansione del CLN, con il tempo raccoglie a se sempre più comitati regionali dell’Italia settentrionale, divenendone il centro di coordinamento.

Finita la guerra i comitati proseguono l’attività a fianco degli alleati per la ricostituzione del paese, nel febbraio del 1946 il CLNAI viene assorbito dal CLN centrale; il 21 giugno dello stesso anno, prima delle elezioni, i comitati vengono sciolti definitvamente.

Bandiera francese con al centro la croce di Lorena, simbolo della resistenza

Al di là delle singole identità la resistenza romana e anche quella italiana, non avranno capacità ed organizzazione come la Résistance Intérieure Française (Resistenza Interna Francese), chiamata in madrepatria semplicemente la «Résistance». Il 18 giugno del 1940 a pochi giorni dall’Operazione Dynamo, dai microfoni di Radio Londra, il generale Charles De Gaulle incita i compratrioti ad opporsi contro la violenta ondata nazista, da quel giorno nasce la resistenza francese, che per via della complessa mappatura politica della nazione c la presenza del governo di Vichy, ha un difficile e lento avvio, ma diviene la prima grande organizzazione clandestina europea.

Alla resistenza francese si affianca il S.O.E. (Secret Operations Executive), l’Esecutivo Operazioni Speciali, organizzazione britannica nata il 19 luglio del 1940 con il benestare di Whinston Churchill, con lo scopo di supportare i movimenti clandestini antinazisti. Quello francese infatti non sarà l’unico, all’invasione dei territori tedeschi, seguiva la costituzione di una resistenza.

Stemma del S.O.E.

I tedeschi non perdono tempo, organizzano contro la resistenza francese ma anche le altre, una caccia spietata ai componenti e quando necessario non risparmiano violente rappresaglie sulla popolazione inerme.

In Italia il S.O.E. avrà contatti con la resistenza del nord, mentre a Roma la resistenza entra in contatto con l’organizzazione statunitense, omologa di quella britannica, si tratta dell’O.S.S.(Office of Strategic Service).

Stemma del O.S.S.

In questo contesto è importante sottolineare la figura di un giovane e giornalista americano che aveva precedentemente studiato e vissuto a Roma, è Peter Tompkins che arruolato nelle file dell’O.S.S. torna a Roma segretamente pochi giorni prima dello sbarco di Nettunia (oggi Anzio e Nettuno). La sua fuzione è quella di fare radio con le truppe sbarcate sul litorale anziate.

Uno dei primi episodi conosciuti avviene il 19 settembre, una settimana dopo che Roma è ufficialmente in mano tedesca. In località Poggio Mirteto un gruppo partigiano, guidato da Giorgio Labò e Vincenzo Toschi, fa saltare in aria un treno carico di munizioni.

Nelle settimane successive si moltiplicheranno gli episodi contro i tedeschi in città, attacchi rapidi per destabilizzare l’avversario, possono essere uccisioni, sabotaggi o anche furti di armi e munizioni per rifornire la resistenza.

17 ottobre per la prima volta vengono usati i chiodi a quattro punte per bloccare i convogli che attraverso le vie consolari portano i rifornimenti alle truppe del fronte.

15 novembre – Prendendo spunto dalla «Maquis» la più longeva resistenza francese e sotto l’egida del Partito Comunista vegono fondati i GAP (Gruppi di Azione Patriottica) centrali, squadre di 4/5 uomini che sommatesi a gruppi di tre formano un distaccamento.

I GAP si riveleranno tra le formazioni di combattenti partigiani più conosciute e meglio organizzate tra tutte quelle romane.

Una delle azioni più spettacolari avviene la notte tra il 20 ed il 21 dicembre, le brigate dei Castelli guidate da Pino Levi Cavaglione, con il supporto del Fronte Militare Clandestino del colonnello Montezemolo che fornisce esplosivo e informazioni sui treni, fanno saltare in aria, quasi contemporaneamente, un treno carico di esplosivi sulla Roma-Cassino, all’altezza di Labico, e il ponte Sette Luci della ferrovia Roma-Formia, mentre passa un treno carico di militari tedeschi, provocando circa 400 tra morti e feriti.
All’epoca l’idea dell’azione per prudenza viene tenuta segreta e il Cln evita di informare la stampa clandestina. Vista l’entità dell’azione, i tedeschi credono addirittura che siano stati i paracadutisti britannici, perché non ritengono i partigiani italiani capaci di compiere azioni belliche simili.

L’occupazione tedesca di Roma e la macchina repressiva

Per il feldmaresciallo Kesserling, trovare Roma praticamente indifesa è un lascito inatteso da parte italiana, ne approfitta per prenderne subito il controllo. E’ vero che trova sul suo avanzamanto una prima forma di resistenza molto accanita, ma quei pochi militari e civili, poco possono contro l’elevato numero di truppe tedesche motorizzate. La battaglia del 10 settembre a Porta San Paolo, mette facilmente fine a quel priomordiale impulso di resistenza.

La Germania nazista aveva considerato una possibile débâcle del suo alleato italiano, che avviene il 25 luglio con la caduta del fascismo. Per questo evento era stata progettata l’Operazione Alarico con lo scopo di creare sul suolo italiano un fronte difensivo contro l’ascesa alleata. Il 28 luglio l piano «Alarico» vine sostituito dalla più estesa Operazione Achse che contempla anche i Balcani, il Mare Egeo e la Francia meridionale. Il piano Achse entra in atto l’8 settembre, in quel momento la linea di fronte è sotto Salerno che il giorno dopo sarà teatro dello sbarco alleato, a fine mese la linea di fronte è retrocessa a Cassino. In questo momento da parte tedesca è in corso una veloce riorganizzazione delle difese del suolo italiano sotto il proprio dominio, sfruttando la morfologia del terreno italiano, collinoso, montuoso, lungo e stretto. Grazie a queste caratteristiche è facile creare delle linee difensive che controllano il territorio anche con poche poche risorse.

Dal 4 ottobre si lavora febbrilmente per la costruzione della Linea Gustav (o Linea Invernale), parallelamente più a Nord all’altezza dell’Appennino tosco-emiliano, si avviano i lavori per la costruzione della Linea Gotica.

Linea Gustav

Con l’inizio della guerra molti uomini tedeschi vengono chiamati alle armi, la forza lavoro deve essere rimpiazzata per continuare la produzione nelle fabbriche. Viene attuato lo «zwangsarbeit» ovvero il lavoro forzato, sfruttando la popolazione delle nazioni occupate. Inizialmente si puntava sulla presentazione volontaria dei lavoratori che avrebbero dovuto essere attratti in Germania da buoni salari, ma a partire dal 1943 vengono adottate con intensità crescente misure coercitive: arresti, rastrellamenti e deportazioni di civili e dal ricorso ai prigionieri di guerra e dei campi di concentramento per sopperire al fabbisogno di manodopera. Come la storiografia ha da tempo chiarito, lo sfruttamento di tale manodopera da parte della Germania fu parte integrante dei piani di dominio sul continente europeo elaborati dal Terzo Reich, il quale doveva prevalere sull’intera Europa dal punto di vista bellico, politico, razziale ed economico.

Dopo l’8 settembre, anche l’Italia è oggetto del zwangsarbeit: per recuperare la mano d’opera vengono usate le Einsatzgruppen, unità operative speciali più tristemente conosciute per le loro operazioni di sterminazione prima dell’avvento dei sistemi di eliminazione di massa organizzati nei campi specifici.

Servono 90.000 uomini, nelle città occupate, gli appelli vanno praticamente tutti a vuoto, anche a Roma le chiamate di fine settembre sono un fiasco. I tedeschi decidono di usare dei sistemi di raccolta coercitivi, il 27 ottobre vengono rastrellati i quartieri di Montesacro, Tufello e Valmelaina. 1.000 uomini vengono fatti marciare sulla Nomentana, di questi 364 uomini vengono inviati al lavoro in Germania. Le ingerenze tedesche avvelenano il clima cittadino e accrescono la diffidenza della popolazione nell’ccupante e del loro “cameratismo del lavoro.”

Uno dei manifesti di propaganda per invitare gli italiani a lavorare in Germania


A questo nuovo equilibrio si sommano la caccia agli ebrei che trova a Roma il suo apice con il rastrellamento del 16 ottobre e con la lotta tenace contro la nascente resistenza, i tedeschi, come nelle altre aree di occupazione, creano un motore repressivo, qui che viene affidato principalmente al colonnello delle SS Herbert Kappler comandante in capo della SiPo, ovvero la polizia tedesca a Roma, che viene affiancata dal prezioso sistema informativo di spionaggio che si rivela l’arma più efficace per decimare i membri della resistenza romana. Sulla lista di Kappler il primo da catturare è il colonello Giuseppe Montezemolo, fedele monarchico e avulso al fascismo, dopo l’8 settembre prende la guida del FCRM (Fronte Clandestino Resistenza Militare). Tenta anche una collaborazione con l’ala il CLN, grazie anche al suo essere una persona intergerrima e degna di stima. Ma i tedeschi gli sono con il fiato sul collo, il 25 gennaio 1944 viene catturato tramite una soffiata. Verrà poi portato a via Tasso e torturato, morirà trucidto alla cave ardeatine.

Anche i fascisti contribuiscono nella lotta contro la resistenza, con una squadra speciale della polizia meglio conosciuta come banda Koch, così chiamata dal nome del suo capo, Pietro Koch. Una banda di uomini violenti pronti a tutto ed a efferati interrogatori purr di estorcere utili informazioni. Un’altra squadra speciale di polizia è quella che viene nominata Banda Pollastrini, con base logistica palazzo Braschi. Si tratta di un manipolo di fascisti che seminano il panico in città con rapine e violenze gratuite. Le loro azioni minano l’ordine pubblico, il comando tedesco decide di scioglierne l’attività pericolosa e disturbante.

Pietro Koch (al centro) e la sua banda

Roma dunque vive una nuova stagione, lontano dal fronte ma in piena guerra, dove le feste al Quartiere Parioli con spesso presenti ufficiali tedeschi che sembrano essere senza tempo, si contrappone una città inghiottita dalla misera con i prezzi della borsa nera alle stelle e i razionamenti annonari.

Roma, fila al forno per il pane razionato

Per le strade – specialmente gli uomini – possono essere fermati per controlli. La popolazione sfiduciata attende l’arrivo degli alleati, la resistenza prova ad accendere scintille di sommossa in essa ma senza mai avere una risposta. Comunque, seppur meno organizzata della resistenza francese, a quella romana e italiana è stata riconosciuta una valenza sia da parte degli alleati che dai tedeschi stessi, che ammisero di come con i repentini e continui attacchi, le squadre partigiane divennero ben presto una spina nel fianco, costringendoli a mantenere sempre alta la guardia per tutto il periodo dell’occupazione. E i tedeschi sapevano che stavano occupando una città a loro ostile. Nel sottobosco di questa rete di muovono spie e delatori, che si rivelano molto efficienti se non determinati, specie da parte tedesca, infliggendo duri colpi alla resistenza.

L’unica figura che rende Roma diversa dalle altre città è quella del papa Pio XII che con il Vaticano in quel momento sembra essere l’unico baluardo alla tragedia del disastriso conflitto. E’ lui che dopo i due grandi bombardamenti di luglio ed agosto, va tra la folla portandogli conforto, tanto da essere riconosciuto come il «defensor civitatis» e come lui l’unica altra figura che va a San Lorenzo dopo i bombardamenti a portare conforto è principessa Maria Josè.

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